giovedì 24 novembre 2011

Bada a camina'

Espressione diffusa in tutta la provincia anconetana, dal capoluogo all'arceviese, è esclamazione moderatamente piccata, che invita l'interlocutore a stare al proprio posto, a badare ai fatti propri, a non contestare l'operato degli altri e in ultima analisi a non esprimere posizioni troppo baldanzose o magniloquenti. La metafora utilizzata è d'altronde chiara: con essa si spinge il presuntuosetto - vizio tra i meno apprezzati in una società, quella marchigiana, che è sì individualista ma fortemente egualitaria per motivi storici, nonché sarcastica per indole - a fissare piuttosto la propria attenzione sul cammino che va facendo, dunque ad abbassare la testa e lo sguardo e allontanarsi dal cielo e dall'invasione di spazi altrui.
Si tratta perciò di una reazione a un atteggiamento cui si assiste, ad esempio all'apparizione sulla scena di un paccaciocchi (cfr. voce); essa mantiene tuttavia un tono più bonario, a volte affettuoso. In altri casi, invece, serve a rimarcare con la propria secchezza la distanza tra le due parti in causa e a diffidare l'infastidente dal farsi di nuovo i fatti altrui.
L'origine del modo di dire si perde nella notte dei tempi: Bjorn Eriksson-Ravelli, antropologo svedese, credette di averne individuato la genesi nella Rift Valley, e precisamente in una lunga striscia di terreno vulcanico che ha trattenuto le impronte fossili dei nostri progenitori. Si tratta per l'esattezza dei passi di una coppia di ominidi, la cui sensazionale scoperta, avvenuta nel 1976, fu per più giorni strillata a tutta pagina dai giornali di tutto il mondo (ne parlò anche la "Voce Misena", in un breve editoriale a firma del vescovo Odo Fusi Pecci). Essi paiono avvicinarsi, poi si biforcano di colpo e si perdono nelle nebbie del tempo; sostiene Eriksson-Ravelli in un suo noto saggio (cfr. B. ERIKSSON-RAVELLI, Spostati dal mio sentiero evolutivo, per cortesia, in AA. VV., Qualcuno avverta se arriva una tigre: la nascita della conversazione nella Preistoria, Stockholm 1982) che a quella testimonianza fossile ben si attagli il seguente dialogo, a suo dire intrattenuto dagli Erectus: "Oh!" (avvicinandosi). "Oh. Qu'arvoi?". "Te pare na felce, quella?". "Que m'ha da pare'?". "Na felce, na selce, como se dice. Te pare na piedra? Damme chi, te fo vede io como se taja la piedra. 'N vorrai gi' a caccia cu quel ciaffo?". "Ma bada' a camina', va', pensa a le selce tua e a quel budre de tu madre" (qui le orme si allontanano).
La maggior parte dei filologi, tuttavia, preferisce allontanarsi dallo spinoso ambito preistorico e attenersi alle testimonianze scritte: in particolare, pare che una certa sensibilità quanto alla difesa del proprio cammino e dei propri interessi di fronte alla curiosità altrui si sia acuita e rafforzata con l'epicureismo, che insegna a viver nascosti e insegna dunque a rifiutare le rotture di coglioni, come dimostrato da Peppe Kant, pronipote recanatese del noto filosofo baltico (vedi P. KANT, Le principali dottrine e scole maggiori della filosofia mondiale illustrate ai ciabattini e ai carrettieri, Monte Vidon Combatte 1873). D'altra parte, una certa gelosa tutela del privato diviene prassi nella tarda Età Classica: è nota a questo proposito la risposta che l'imperatore Adriano diede a un certo Gaio Pipo Baccolone, senatore anconetano di antica e nobile schiatta. Quest'ultimo continuava a impicciarsi nella salute, in effetti malferma, del princeps, vantandosi di certi infallibili medicamenti dorici. Finché, un bel giorno, l'imperatore non affrontò con un bel sorriso Baccolone e gli disse: "Animula vagula blandula, deambula tua via; noli meam intersecare, sed prudente observa passus tuos". La risposta piacque molto allo sportivo Baccolone e ai biografi imperiali presenti; per qualche via, dunque, essa dev'esser giunta fino a noi.
Si sa d'altronde con certezza che questa espressione, di perfetta chiarezza e intellegibilità, oltreché impeccabile nella forma, si è diffusa nei secoli anche nei paesi di cultura non latina, e in particolare nel Nord Europa. Alcuni ritengono che tale penetrazione sia avvenuta per il tramite della Chiesa Cattolica e del suo latino maccheronico; si ricorda ad esempio che nei dintorni di Ipswich un diacono ebbe a rispondere alle accuse e ai vaneggiamenti di un eretico, il quale metteva in discussione i dogmi e la gerarchia e proponeva anzi certe proprie riflessioni teologiche che aveva tratto nelle pause del proprio lavoro di stalliere del conte normanno Roger Le Poutipou, "Cave caminare, aut appello milites..." (Bada a camina', scinnò chiamo le guardie; cfr. W. TINKLERBELLY, Il Norwich City FC e altre forme di religiosità popolare nell'East Anglia, ed. it., La Spezia 1999). Possibile che tale risposta, in cui si esprimeva comunque l'arroganza tipica della Chiesa di Roma al culmine del Medioevo, abbia colpito le popolazioni del luogo e sia passata in proverbio, dapprima in una buffa e sgrammaticata ripetizione della formula latina, in seguito adattandosi alla lingua inglese. Altri trova invece improbabile un simile passaggio e giudica che il modo di dire sia da considerare tipico di certe zone dell'Italia e confinato a quelle lande che si allargano tra gli Appennini e il Mare Adriatico; è il caso di Ruggero Coso, etnologo e glottologo di nascita nizzarda e adozione ascolana, il quale nel suo Dizionario ragionato dei lemmi piceni e senoni (Trodica di Morrovalle 1901) così redige la voce "Bada a camminare": "Esortazione di ambiente popolare, di registro vario ma per lo più piccato ovvero scherzoso; confinata alla Marca e precisamente alla sua porzione centrale vale Pensa a' fatti tuoi, o anche Non proferire smargiassate. Tende per sua natura a troncare poco urbanamente una conversazione indesiderata (...)".
In ogni caso, checché ne pensi l'auctoritas del Coso, un gustoso aneddoto trova quel modo di dire impegnato in una dimensione non soltanto marchigiana. Lo racconta il naturalista e divulgatore Seymour Nighthandler nel suo godibilissimo Livingstone segreto: motti e vizietti di un esploratore (Edimburgo-Rotondo di Sassoferrato 1994). Nello specifico, è rievocato un momento dell'incontro tra il dottor Livingstone e Henry Stanley, quando il giornalista individuò il medico scozzese in Tanganika e lo accompagnò per un certo tratto nell'ostile regione dei laghi Bongo. Qui, ad un certo punto, Stanley invitò l'anziano missionario a far attenzione alle sabbie mobili, ai serpenti e alla altre insidie del terreno; al che Livingstone replicò, con spirito più scozzese che vittoriano, "Care about walking, my younger friend: I used to be among niggers when you still stank of milk... (Bada a camina', giuinotto; stacéo 'nfra mezzo ai negri co' te anco' sapéi de latte...)".
Non si sa da quale fonte Livingstone abbia desunto un'arguzia così evidentemente marchigiana, se per contatto con le famiglie inglesi già allora abituate a soggiornare nei colli anconetani o con i mercanti che transitavano nel porto dorico, o se invece l'abbia tratta dalla propria preparazione culturale e filosofica di stampo classico. Si sa soltanto che in quella circostanza anche il famoso e presuntuoso Henry Stanley dovette, come usa dirsi, abbassare le orecchie; il che dimostra se non altro l'immediata comprensibilità e l'indiscutibile efficacia dell'espressione, vero vanto della retorica marchigiana.

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